28 ottobre 1704: muore John Locke

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Filosofo britannico, considerato il «Padre del Liberalismo», dell’empirismo moderno e uno dei più influenti anticipatori dell’illuminismo e del criticismo.
Per ricordarlo noi, quest’oggi, vi proponiamo un magistrale passo della sua ”Lettera sulla tolleranza” del 1689.

«Lo Stato è, a mio modo di vedere, una società umana costituita unicamente al fine della conservazione e della promozione dei beni civili. Chiamo beni civili la vita, la libertà, l’integrità fisica e l’assenza di dolore, e la proprietà d’oggetti esterni, come terre, denaro, mobili &c.»
«Altro è convincere, altro comandare; altro è far pressione con le argomentazioni, altro con gli editti [with penalties].»
«Se qualcuno abbandona il retto cammino, è un disgraziato che danneggia sé stesso, ma a te è innocuo; né devi punirlo privandolo dei beni di questa vita perché credi che sarà dannato nella vita futura.»
«Ogni Chiesa è ortodossa per sé stessa, ed erronea o eretica per le altre.»
«Non è compito del magistrato indirizzare le leggi o alzare la spada contro tutte le cose che crede costituiscano un peccato presso la divinità. L’avarizia, non aiutare i poveri [uncharitableness], l’ozio e molte altre cose di questo genere sono, per consenso di tutti, peccati; eppure chi mai ha pensato che debbano esser puniti dal magistrato? Poiché non costituiscono un danno per la proprietà altrui [to other men’s rights], né turbano la pace pubblica, nei luoghi in cui essi sono riconosciuti come peccati non vengono puniti mediante le leggi.»
«Il magistrato non deve proibire che […] siano sostenute o insegnate opinioni speculative di qualsiasi genere, perché esse non hanno nulla a che fare coi diritti civili dei sudditi. Se un papista crede che ciò che un altro chiama pane sia in realtà il corpo di Cristo, non arreca nessun torto al suo concittadino. Se un giudeo non crede che il Nuovo Testamento sia Parola di Dio, non per questo altera i diritti civili. Se un pagano dubita d’entrambi i Testamenti, non perciò dev’esser punito in quanto cittadino disonesto. Sia che uno creda queste cose, sia che non le creda, l’autorità del magistrato e i beni dei cittadini sono salvi.»
«Non alla verità delle opinioni provvedono le leggi, bensì alla tutela dell’incolumità dei beni di ciascuno e dello Stato. Ed è chiaro che non bisogna dolersene. La verità sarebbe già fortunata, se le si desse una buona volta piena libertà. Poco aiuto le ha portato mai o le porta il potere dei grandi, cui la verità non è nota sempre, né sempre gradita. Essa non ha bisogno della violenza per trovar ascolto presso lo spirito degli uomini, né si può insegnare per bocca della legge. Sono gli errori a regnare grazie ad aiuti estrinseci presi a prestito. Ma la Verità, se non afferra l’intelletto con la sua propria luce, non può riuscirci grazie alla forza altrui.»
«Non possono avere nessun diritto alla tolleranza da parte del magistrato […] coloro che attribuiscono ai fedeli, ai religiosi, agli ortodossi, cioè — in parole povere — a sé stessi, un qualche privilegio o potere nelle cose civili che li metta al di sopra di tutti gli altri mortali; o che […] rivendicano a sé stessi un qualche potere sugli uomini che non appartengono alla loro comunità ecclesiastica o che in un modo qualsiasi sono separati da essi.»

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