SCIACK! IL DITO NELL’OCCHIO AL CINEMA. “Departures” di Tojiro Takita (2008)

di Roberto Bolzan

Siamo senza idee, anche se avremmo tanti film in lista per essere ricordati, ed allora ricorriamo ai consigli di un amico. Altrimenti non avremmo mai visto questo bel film giapponese.

La storia è alquanto singolare.

Daigo Kobayashi è un giovane violoncellista costretto a tornare nella sua città natale dopo lo scioglimento dell’orchestra di cui faceva parte.
Per mantenere sé stesso e sua moglie, Daigo accetta un impiego come cerimoniere funebre, ovvero colui che compie il rito di lavaggio, vestizione e posizionamento nella bara dei morti per accompagnarli nel trapasso.
La sua nuova occupazione non è ben accetta tra parenti e amici, soprattutto da sua moglie, ma il costante contatto con la morte e con coloro che hanno subito la perdita di uno dei propri cari, aiuterà invece Daigo a comprendere quali siano i più importanti legami e valori nella vita.

Film girato con un registro piano, con inquadrature fisse molto curate e pochi movimenti di macchina, calligrafismo giapponese da esportazione, lieve e grazioso da vedere, sentimentale con garbo, non emoziona ma si porta a casa un Oscar.

 

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